la rivoluzione del messaggio cristiano
G.R.: Il fondamento spirituale da cui è nata l’Europa, un autentico vertice dal punto di vista dei valori fondanti, è uno dei concetti-chiave del Cristianesimo, il concetto di “uomo come persona”. È un concetto che i Greci – pur con l’elevatezza della loro idea di uomo come psyché, che già si avviava in questa direzione – non avevano raggiunto.
Platone nelle Leggi esprimeva sull’uomo un giudizio molto severo: “Ciascuno di noi esseri viventi è come un mirabile burattino costruito dagli dèi, non si sa se per gioco o per qualche mirabile motivo”. E ancora: “L’uomo è una specie di giocattolo costruito dal dio, il cui valore propriamente sta in questa origine”.
Come la maggior parte dei pensatori greci Platone negava recisamente una concezione antropocentrica, e scriveva, sempre nelle Leggi: “L’universo non esiste per te, ma tu per l’universo”. Aristotele, da parte sua, era convinto che le stelle e i corpi celesti fossero in tutti i sensi superiori all’uomo: “Vi sono altre cose più divine dell’uomo per natura, come, per restare alle più visibili, gli astri di cui si compone l’universo”. Lo stesso Plotino, che pure nelle Enneadi esprime pensieri molto profondi sull’uomo, non esita a dichiarare che “l’uomo non è il migliore degli esseri viventi”; e anch’egli, come in genere tutti i Greci, poneva nettamente al di sopra dell’uomo i “corpi celesti”, che considerava esseri viventi e intelligenti, di gran lunga superiori, e divini.
Mentre, in contrapposizione con la filosofia greca, già la Bibbia non mette il cosmo fisico ma l’uomo al centro dell’universo; e il messaggio cristiano, completando e perfezionando il messaggio vetero-testamentario, capovolge in modo radicale il punto di vista ellenico. Sulla base di tale messaggio l’uomo ha dunque scoperto di avere valore assoluto come persona. E questo, per due motivi ben precisi. In primo luogo, già nell’Antico Testamento l’uomo è detto immagine di Dio. “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, dice Dio nella Genesi. Con la venuta di Cristo, poi, quando il figlio di Dio si fa uomo, il Logos, il Verbo, si incarna e prende un corpo come quello degli uomini, viene conferita all’uomo stesso come persona una sacralità in senso totale, impensabile nell’ambito del pensiero greco.
Si parla spesso di persona ma i più non sanno che tale concetto è legato al pensiero cristiano e che se si perde il senso del messaggio cristiano si perde anche il concetto di persona, (Giovanni Reale) in Angelo Scola, Giovanni Reale, Il valore dell’uomo, Bompiani, 2007, pag. 47- 48.
Platone nelle Leggi esprimeva sull’uomo un giudizio molto severo: “Ciascuno di noi esseri viventi è come un mirabile burattino costruito dagli dèi, non si sa se per gioco o per qualche mirabile motivo”. E ancora: “L’uomo è una specie di giocattolo costruito dal dio, il cui valore propriamente sta in questa origine”.
Come la maggior parte dei pensatori greci Platone negava recisamente una concezione antropocentrica, e scriveva, sempre nelle Leggi: “L’universo non esiste per te, ma tu per l’universo”. Aristotele, da parte sua, era convinto che le stelle e i corpi celesti fossero in tutti i sensi superiori all’uomo: “Vi sono altre cose più divine dell’uomo per natura, come, per restare alle più visibili, gli astri di cui si compone l’universo”. Lo stesso Plotino, che pure nelle Enneadi esprime pensieri molto profondi sull’uomo, non esita a dichiarare che “l’uomo non è il migliore degli esseri viventi”; e anch’egli, come in genere tutti i Greci, poneva nettamente al di sopra dell’uomo i “corpi celesti”, che considerava esseri viventi e intelligenti, di gran lunga superiori, e divini.
Mentre, in contrapposizione con la filosofia greca, già la Bibbia non mette il cosmo fisico ma l’uomo al centro dell’universo; e il messaggio cristiano, completando e perfezionando il messaggio vetero-testamentario, capovolge in modo radicale il punto di vista ellenico. Sulla base di tale messaggio l’uomo ha dunque scoperto di avere valore assoluto come persona. E questo, per due motivi ben precisi. In primo luogo, già nell’Antico Testamento l’uomo è detto immagine di Dio. “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, dice Dio nella Genesi. Con la venuta di Cristo, poi, quando il figlio di Dio si fa uomo, il Logos, il Verbo, si incarna e prende un corpo come quello degli uomini, viene conferita all’uomo stesso come persona una sacralità in senso totale, impensabile nell’ambito del pensiero greco.
Si parla spesso di persona ma i più non sanno che tale concetto è legato al pensiero cristiano e che se si perde il senso del messaggio cristiano si perde anche il concetto di persona, (Giovanni Reale) in Angelo Scola, Giovanni Reale, Il valore dell’uomo, Bompiani, 2007, pag. 47- 48.